giovedì 17 giugno 2010

Lo sguardo di Ulisse

Francoforte sul Meno, giovedì 17 giugno 2010

Ore 23

La maglia del Messico è verde; quella di stasera lo è anche di più, il verde dell'Irlanda. L'Eire del Trap aveva perso lo spareggio per la qualificazione a questi mondiali proprio contro la Francia di Domenech; a decidere i tempi supplementari era stato un gol propiziato da un discreto quanto netto fallo di mano di Henry; le proteste irlandesi si erano protratte ben oltre la fine dell'incontro, concretizzandosi in un'assurda richiesta di ripetere il match.

Ho già detto e confermo ora che non trovo scandaloso il fatto che Henry abbia propiziato un gol con la mano e che la Francia si sia qualificata così: sono cose che capitano e l'errore umano, anche quello che falsa una partita, è sotteso, alla prestazione arbitrale; è altrettanto vero, tuttavia, che l'Irlanda aveva tutte ragioni, stasera, di tifare per il Messico, come credo abbia fatto. Un paese intero che ha scelto la propria squadra per i mondiali sudafricani, una squadra verde come la loro nazionale.

Sono contento anche io che abbia vinto il Messico: ci sono mille ragioni per ritenere che, se non la squadra, Domenech meritasse una sonora sconfitta, che pone i suoi ad un passo dall'umiliante eliminazione; la Francia si è giocata un incontro fondamentale senza il suo attaccante più importante, una leggenda giunta al proprio quarto mondiale, un calciatore che assomma esperienza, velocità, tecnica e carisma. Benzema a casa, Henry e Cissé in panchina (per non parlare di Trezeguet, che a mio parere è sempre un signor attaccante), Govou titolare; sono errori che si pagano con uno zero nella casella dei gol segnati; per non parlare dei disastri difensivi in occasione delle due segnature messicane (Mexes, tanto per fare un nome, non sarebbe potuto tornare utile? vero è che il difensore giallorosso non era certo reduce della migliore stagione).

I ragazzi di Aguirre avevano più birra degli avversari e hanno vinto con un risultato in cui si specchia perfettamente l'andamento della partita.

Blanco, il “mio” Blanco, faccia da azteco e piede sopraffino, il vecchio Cuauhtémoc Blanco ha segnato anche in questa edizione dei mondiali, dopo esserci riuscito nel 1998 e nel 2002 (è rimasto a secco solo in Germania); nessun messicano, prima di lui, ci era riuscito, nemmeno Borgetti (il miglior marcatore di sempre con la nazionale messicana) o il grande Hugo Sanchez.

Fra le osservazioni sulle prime partite dei mondiali avevo dimenticato di inserirne una, un particolare che avevo notato da qualche giorno: nessuna squadra aveva vinto ribaltando il risultato; chi era passato in vantaggio, aveva portato a casa almeno un punto. Si tratta, ovviamente, di un dettaglio intimamente connesso con lo scarso numero di reti realizzate; perché avvenga una rimonta, in una partita, ci vogliono almeno tre segnature, ben oltre la scarsa media raggiunta fino a ieri.

Come per una strana magia, tutto ciò che non è successo fino all'ultimo debutto, quello della Spagna e della Svizzera, ha cominciato ad accadere a partire da Sudafrica – Uruguay: la prima doppietta ieri (Forlan), la prima tripletta (Higuain) e la prima rimonta oggi; a compierla è stata una fra le squadre più deboli, sulla carta, la Grecia di Otto Rehagel; la rimonta è addirittura storica, perché regala ai greci la prima vittoria durante una fase finale di Coppa del Mondo; quella di Salpingidis è la prima marcatura in assoluto di un calciatore greco ai mondiali; se anche finissero così, eliminati con tre punti (non è improbabile, dovendo affrontare l'Argentina, ma attenzione alla differenza reti), il nome di Rehagel sarà scritto a caratteri ancora più grandi e calcati nelle pagine della storia del calcio greco.

Sulla partita ho poco da dire: sull'esito ha pesato moltissimo l'espulsione di Kaita, che ha completamente cambiato l'inerzia di una gara indirizzata su ben altro binario.

Sarà per il revival delle maglie aderenti, sarà per il lavoro in palestra (e spero nient'altro), ma i calciatori di questo mondiale sembrano avere tutti dei fisici imponenti (mi riferisco al tronco): addominali scolpiti, pettorali iperdefiniti, spalle larghe, dorsali aggressivi e bicipiti di ferro. Che siano fatti così gli africani stupisce poco, ma la questione riguarda anche alcuni elementi di altre nazionali, compreso il Giappone.

Il caso più evidente è quello di Jonas Gutierrez, che non sembra affatto un calciatore, eppure è titolare fisso di una delle nazionali cui si dà maggior credito (eccezion fatta per i più scettici su Maradona ct): l'Argentina. Jonas Gutierrez va in campo, lo Zanetti del treble sta in vacanza e i guai li combina De Michelis, che si addormenta in difesa permettendo a Lee Chung di segnare la rete della speranza; l'errore di De Michelis non ha nulla a che vedere con il pallone, che invece potrebbe aver giocato un ruolo sulla seconda rete argentina e soprattutto sul raddoppio greco. Ma forse sono io che voglio sempre vedere nero.

Ad ogni modo, nel secondo tempo la Corea avrebbe avuto anche la palla del pareggio, dopo lo spreco della quale ci sono solo l'Argentina, Messi, Aguero e soprattutto Higuain. Il centravanti del Real Madrid ha segnato tre reti e probabilmente ha scacciato l'ombra di Milito, che aveva cominciato a scaldarsi dopo pochi minuti di gara. La situazione, per il Diego dell'Inter, è ulteriormente complicata dalle buone cose che, nei minuti in cui è stato in campo, ha fatto Sergio Aguero, che col ct vanta un invidiabile rapporto di parentela. E poi c'è Palerno, per cui Maradona ha un debole.

Qualche giorno fa nel blog che ospita questo diario, ho ricevuto un commento di Ulisse; commento al quale, non potendolo fare subito, ho dimenticato di rispondere dopo.

Lo faccio ora: Ulisse sostiene che Maradona non sia affatto un buon ct e che quella di Higuain per Milito sia una scelta incomprensibile. Come premessa dico che anche io preferisco Milito, il quale arriva a questa Coppa del Mondo con una maturazione e una forma ottimali; Milito che nell'ultima stagione ha confermato, sui palcoscenici più prestigiosi, di essere un attaccante eccezionale; che ha preso per mano l'Inter nei momenti decisivi e che non ha fallito una, dico una partita importante. La finale di Champions League è stata il suo capolavoro.

Premessa dunque la mia ammirazione per Milito, va detto che si vede sempre il mondo con una prospettiva che ne altera le reali proporzioni; questa frase ad effetto, quasi filosofica, per dire banalmente che noi, da italiani, abbiamo seguito Milito più di Higuain, e partiamo nei suoi confronti con un pregiudizio positivo; a ciò si aggiunga che l'Inter è stata la squadra più vincente d'Europa, mentre il Real non ha conquistato nessun trofeo, pur disputanto una Liga da record (purtrppo il Barça ha fatto ancora meglio); Higuain è stato una macchina da gol, secondo solo a Messi nella classifica dei marcatori di Spagna, nella quale ha preceduto CR9 e altri bomber di tutto rispetto: Villa, Forlan, Ibrahimovic, L. Fabiano e Aguero, tanto per nominare qualcuno che è al mondiale. Insomma, se Milito è un fenomeno, Higuain non è l'ultimo arrivato; lo dico oggi ma non per la tripletta, favorita anche da una difesa coreana in difficoltà e da un po' di fortuna (la rete del raddoppio).

Il mondiale, per chi vuole arrivare in fondo, è lungo; avere una rosa ampia e ruotare i giocatori, scegliendo le pedine di volta in volta, al momento giusto, è fondamentale; quattro anni fa Lippi diede spazio a tutti fuorché ai portieri di riserva; nel 2002 si comportò in maniera analoga Scolari, allenatore del Brasile; nel 1990 l'attacco dell'Italia di Vicini vide protagonisti, oltre a Schillaci e Baggio, anche Vialli, Carnevale e Serena.

In altre parole, saranno le partite seguenti, quando il gioco si farà duro, a dire se Maradona è o no un vero ct, è o no un grande ct; se, oltre a un indiscusso carisma (che è molto importante), abbia anche la giusta competenza e saggezza, calcisticamente parlando; se, quando la mano lo richiederà, saprà calare l'asso (Milito?). Se saprà eguagliare Franz Beckembauer, che ha vinto la Coppa del Mondo da capitano (1974) e da allenatore (1990). Chissà.

Argentina – Corea del Sud 4 – 1 [Park Chu-Young aut., Higuain, Lee Chung-Yong, Higuain, Higuain]

Grecia – Nigeria 2 – 1 [Uche, Salpingidis, Torosidis]

Francia – Messico 0 – 2 [Hernandez, Blanco rig.]

2 commenti:

  1. Grazie della risposta precisa ed esauriente, innanzitutto.
    Maradona? Vada per Higuain (anche se due gol su tre, ieri, li facevo pure io). Però è imperdonabile lasciare a casa gente come Cambiasso e portare in Sud Africa mummie tipo Veron. Maradona è un istintivo da ct così come lo era da giocatore. Non è mica Capello o Lippi. Dopodiché, sono il primo a dire che l'albiceleste è la favorita per il titolo, visto il potenziale in tutti i reparti (forse solo il centrocampo non è il migliore del Mondiale, dati i nomi della Spagna).
    Con la sconfitta degli iberici, a noi - forse - si apre un corridoio che ci potrebbe portare fino in semifinale....e proprio fino allo scontro con Maradona. Chissà. Ci metterei una firma per una semifinale persa con questi fenomeni...Poi, si sa, in una semifinale tutto può succedere. A Italia '90 eravamo nettamente superiori a loro e abbiamo perso per un errore di Zenga/Ferri...vedremo.
    Per il resto, ti quoto su tutto...

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  2. Nemmeno io esalto Higuain per la tripletta, benché sia giusto dire ciò che si dice sempre in questi casi: ci devi stare, al posto giusto, per buttarla dentro.
    Higuain ha alle spalle un'ottima stagione al Real ed è un giocatore giovane, fresco.
    Ciò detto, io uno come Milito, questo Milito, lo vorrei sempre in campo.
    Maradona non ha i titoli per fare il ct, questo è chiaro; è ct perché in Argentina è l'incarnazione di Dio, come ha mostrato Kusturica nel suo bel documentario.
    Dico solo tre cose: 1) l'Argentina ha avuto tanti ct scadenti (p. es. Bielsa) che non mi scandalizzerei troppo per il fatto che Diego sieda su quella panchina; 2) finora, ma va anche detto che il percorso non è stato in salita, le scelte che ha fatto non sono così scandalose come ci si sarebbe potuti aspettare; 3) gestire un gruppo di fenomeni non è come allenare una squadra mediocre; quest'ultima ha bisogno di un santone, gente come Hitzfeld, Hiddink, Milutinovic, etc. L'Argentina ha bisogno di uno che scelga la formazione e che carichi i suoi, al resto ci pensano Messi & Co.
    Non so che dirti... su Maradona provo sentimenti contrastanti. Le qualificazioni sono andate malissimo, ma ora è un'altra storia. Vedremo come andrà a finire.

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