martedì 29 giugno 2010

Altri nove cierrenove

Treno per Francoforte, martedì 29 giugno 2010


Ore 23.22

Mi sono nuovamente lasciato l'Italia alle spalle: è la Germania la mia casa per questi tre mesi, che si concluderanno mercoledì 14 luglio, giusto alla fine della 19a edizione della Coppa del Mondo. All'arrivo nell'aeroporto di Hahn, questa mattina, ho notato con una certa sorpresa che la temperatura qui è più alta che in Italia; basandomi sui giorni trascorsi a Roma, per non parlare delle settimane precedenti passate fra Mainz e Francoforte, ricorderò il giugno del 2010 come fra i più freschi della mia vita. La giornata più calda in assoluto l'ho trascorsa a Heidelberg.

Dopo la lezione di Frau Wehr mi sono ritagliato due ore per vedere la partita fra il Giappone e il Paraguay. Dopo il mondiali asiatici del 2002 ho maturato la convinzione che le squadre outsider, in un torneo, sono come la maggior parte delle spezie: se usate in quantità moderate, arricchiscono e completano il piatto, rendendolo più appetitoso; tuttavia, è sufficiente esagerare con le dosi e la stessa pietanza diventa disgustosa, talora immangiabile. Il mondiali del 2002 ha visto la prematura eliminazione di formazioni in lizza per la vittoria finale: in parte per errori imputabili a loro stesse e ai loro ct (Francia, Argentina), in parte agli arbitri (Spagna), in parte ad entrambi i fattori (Italia), in parte per accoppiamenti sfortunati (Inghilterra); senza dimenticare la clamorosa assenza dell'Olanda e quella, altrettanto pesante, della Repubblica Ceca, che allora era fra le squadre più temibili d'Europa e del mondo. Di ciò hanno approfittato formazioni di rango minore, che hanno ottenuto risultati storici: quarti di finale (USA, Senegal) e semifinale (Turchia, Corea del Sud) ; a queste si può aggiungere, senza voler fare un torto a nessuno, anche la Germania di Rudi Voeller, che non aveva una rosa fra le migliori della sua storia; i tedeschi, collocati nella parte bassa del tabellone, hanno avuto a disposizione un cammino in comoda discesa: per arrivare in finale sono bastate tre reti (il massimo risultato col minimo sforzo, questo è senza dubbio ammirevole), distribuite equamente contro Paraguay, Stati Uniti e Corea del Sud.

Le outsider di quell'edizione, sfruttando una serie di circostanze favorevoli, si sono ritrovate a giocare partite che non erano all'alteza di disputare: il calcio che si vide fu noioso, privo degli spunti di gioco delle grandi squadre e degli assoli che, a certi livelli, solo i campioni possono garantire; in quello scenario mediocre, la Germania ebbe il merito di ottimizzare gli sforzi per raggiungere il massimo risultato; il Brasile passeggiò letteralmente verso il successo finale, faticando un po' solamente coi tedeschi, per altro nettamente inferiori.

Subentrano strani complessi, nel cervello collettivo delle squadre outsider, a partire da un certo punto in poi: le gambe si irrigidiscono, la manovra di chi nelle prime partite ha mostrato un bel gioco, brillante e innovativo, si involve improvisamente; così come improvvisamente, chi era partito senza nulla da perdere, sente il peso della responsabilità, la tensione per l'occasione storica, le gambe molli per la paura di perdere o di vincere. Il desiderio di giocarsela ai calci di rigore. A ben vedere, le piccole squadre che vanno avanti, in linea di massima, seguono il percorso inverso di certe grandi, Italia compresa, che generalmente partono piano e si esaltano nelle fasi avanzate della competizione: quando il gioco si fa difficile, diremmo parafrasando il detto, escono fuori i campioni.

Questo preambolo spiega come mai Paraguay – Giappone non sia stata che una lunga e noiosa premessa all'inevitabile conclusione: i tiri di rigore, i primi di questa edizione del mondiale. Tirati per altro benissimo da entrambe le squadre, se è vero che la differenza l'ha fatta una traversa, colpita dallo sfortunato Komano (unico errore sui 9 rigori calciati). Fra due squadre che non avevano mai raggiunto i quarti di finale, la cosa non deve sorprendere.

Dopo la mia prima conferenza tenuta in tedesco e dopo una piacevole chiacchierata con Frau Wehr e un paio di studenti, accompagnata da birra e (un ottimo) cheeseburger, mi sono dedicato a Spagna – Portogallo; la partita è stata decisa, in un momento in cui la Spagna stava premendo contro la porta avversaria, da una rete di Villa in fuorigioco. Lascerò ai prossimi giorni i commenti sugli errori arbitrali, argomento che sta infiammando le pagine di giornali e riviste, nonché i salotti dedicati al calcio; per ora mi preme notare come il Portogallo, che aveva disputato un primo tempo dignitoso, abbia ceduto nella ripresa. Fuorigioco o no, va detto che la Spagna del secondo tempo ha cambiato ritmo (Xavi e Iniesta, in questo, sono autentici maestri) e ha avuto una serie di occasioni ravvicinate, con Villa e Llorente; va detto che il migliore in campo per i portoghesi è stato Eduardo, il portiere; va detto, infine, che la reazione lusitana al vantaggio avversario è stata assolutamente effimera, con Ronaldo lontano dalle zone nevralgiche del gioco, triste, stanco e frustrato, probabilmente anche poco ispirato, mai in grado di portare pericoli a Casillas.

Il problema del Portogallo è certamente la fase offensiva: i sette gol realizzati nella rassegna sono tutti figli dello scontro impari contro la Corea del Nord; un centravanti vero di spessore internazionale, se non si considera tale CR9 (che è qualcosa di più e di diverso da un centrattacco tradizionale), manca; inoltre il Portogallo, per tradizione, ha un gioco manovrato, lento, fatto di circolazione della palla più che di ritmo incalzante, ciò che serve per provare a recuperare una situazione di svantaggio contro un avversario forte. La Spagna, del resto, non ha solo un attacco formidabile, che ha in Villa (più che in Torres) il proprio vertice, ma ha anche una coppia di centrocampisti che non ha eguali nel mondo (i suddetti Xavi e Iniesta), un terzino destro che potrebbe giocarsi il posto con Philipp Lahm al Bayern, uno fra i portieri (Casillas) e uno fra i difensori centrali (Puyol) più forti del pianeta ed altri calciatori di livello internazionale in tutti i reparti. Passata in vantaggio, la Spagna non ha fatto che abbassare il ritmo, tenendo costante il pressing nella propria metà campo e chiudendo tutti gli spazi, senza rinunciare a qualche sortita offensiva con Llorente. Il massimo col minimo sforzo, è così che si vince.

Quando si ha CR9 l'abilità sta nel costruirgli attorno una squadra che ne esalti le qualità; il Manchester United lo faceva, il Real Madrid lo fa, il Portogallo di Queiroz no. A differenza di Messi, cui si può dire va' in campo e gioca, CR9 va istruito sui compiti da assolvere; a mio parere il meglio lo dà sulla fascia (specie in una squadra che non riesce a costruire trame efficaci), naturalmente con licenza di accentrarsi e di ricoprire, temporaneamente, anche la posizione di centrattacco; il modo in cui si scambiavano di posizione lui e Rooney, nel Man Utd di qualche anno fa, era assolutamente meraviglioso. Da registrare e far vedere in tutte le scuole calcio. Sarà anche stata colpa di una serata poco ispirata, ma io Ronaldo l'ho sempre visto isolato in attacco, con la palla lontana e i compagni a contenderla agli spagnoli, oppure distante dalla zona nevralgica, in costante difficoltà sui raddoppi avversari. Ce ne sarebbero voluti altri nove, di CR9.

Altre otto squadre abbandonano la competizione:

la Corea del Sud di Park, che gioca nientemeno che nel Manchester United;

gli Stati Uniti d'America, sotto gli occhi sornioni di Clinton;

l'Inghilterra del gol e del centravanti fantasma (Rooney);

il Messico del vecchio Aguirre e del mio Blanco (adios!);

la Slovacchia dei Vladimir Weiss;

il presuntuoso Cile, tutta tecnica e poca concretezza sotto porta;

il Giappone, abilissimo nei calci piazzati, ma evidentemente non abbastanza.

A voi, grazie per aver partecipato; agli altri forza e coraggio, ché il cammino è ancora lungo.

Paraguay – Giappone 5 – 3 [0 – 0 al termine dei tempi supplementari; rigori: Barreto, Endo, Barrios, Hasebe, Riveros (Komano), Valdez, Honda, Cardozo]

Spagna – Portogallo 1 – 0 [Villa]

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