domenica 20 giugno 2010

Il gol di Fabiano mettiamolo ai voti

Francoforte sul Meno, domenica 20 giugno 2010

Ore 11.49

Non ricordo un giugno così freddo; come se fosse legata al Sudafrica da un inspiegabile vincolo di solidarietà, la Germania sta vivendo un secondo inverno proprio quando dovrebbe arrivare l'estate. I telegiornali mettono in guardia chi ha pianificato di vedere le partite in public viewing sul rischio di venire sorpresi da acquazzoni; con questo tempo e soprattutto con questa temperatura, la voglia di stare in balcone o di organizzare una grigliata sul fiume è poca.

I mondiali li si guarda in casa, con una buona birra in mano; meglio sceglierne una corposa, con la schiuma che sembra panna e un sapore pastoso, di cereali fermentati, una di quelle birre che si bevono provando una sensazione analoga a quella che dà il pane appena sfornato.


Per motivi di sonno, più che altro, ho tralasciato ieri ogni commento sul pareggio tra Australia e Ghana; partita su cui da dire c'è poco, oltre al fatto che l'Australia (in 10) ha perfino sfiorato il colpaccio e che il Ghana ha perso una ghiotta occasione; ora si giocherà la qualificazione contro la Germania, sapendo benissimo che, qualora dovesse perdere, dovrà probabilmente salutare la competizione. Al Ghana, però, basterebbe anche un pareggio, mentre alla Germania servirà una vittoria; tutto questo sempre considerando scontato il successo della Serbia sugli australiani, che avevo già dato per battuti col Ghana.

La Francia è a pezzi, nel senso che i pezzi li perde; Anelka, che ha mandato a farsi fottere il ct Domenech, apostrofandolo come figlio di madre ignota e rifiutando di presentare pubbliche scuse, è stato allontanato dal ritiro dei galletti e chiude la propria carriera mondiale; quantunque non mi schieri dalla parte di Anelka, credo che il suo sfogo sia il sintomo più evidente di una situazione di malcontento e spaccatura che corrode l'ambiente francese da molto tempo; male fecero i dirigenti della federazione transalpina a non congedare l'allenatore dopo il disastroso europeo austrosvizzero; male fece la squadra, all'interno della quale da molto tempo serpeggiava lo scetticismo nei confronti del ct, a non chiederne ufficialmente l'esonero; i “senatori”, Henry in testa, avrebbero dovuto rifiutare in blocco le convocazioni, esigendo un cambo di allenatore diventato impellente; hanno scelto, piuttosto, di combattere come “clan” contro le nuove leve (Gorcouff), quelle a cui il successore dovrà per forza di cose affidare le sorti di una nazionale allo sbando, alla fine di un ciclo glorioso che doveva considerarsi concluso già quattro anni fa.

Colpisce come, ad eliminazione non ancora avvenuta, i francesi (Malouda, Domenech stesso) parlino già di “salvare l'onore”, con riferimento alla partita in cui affronteranno i Bafana Bafana. Curiosamente, questo atteggiamento è assai diverso da quello dei padroni di casa, che si trovano con gli stessi punti e con una differenza reti peggiore.

Se Parigi piange, Roma non ride: un'Italia sconcertante ha pareggiato la seconda partita di fila e l'avversario di oggi non concede attenuanti, perché si tratta della Nuova Zelanda; una squadra che avevamo più volte inseguito, per poi batterla, già un anno fa, prima della Confederation Cup, e che oggi condivide con noi il secondo posto nel girone.

L'Italia è sconcertante perché non produce gioco, senza che ciò offra garanzie di una difesa migliore; è vero, come dice Lippi, che i neozelandesi sono andati in vantaggio alla prima occasione; ci aggiungo anche che il loro gol è stato viziato da un fuorigioco. Resta il fatto che l'abbiamo subito su calcio piazzato e in gioco aereo, le uniche due carte che potevano giocare i nostri avversari, le uniche cose su cui divevamo stare davvero attenti. Siamo già al secoldo gol subito in questo modo, dopo quello del Paraguay.

La pochezza del gioco offensivo dell'Italia fa rabbia, perché è indice di scarsa mentalità, oltre che di mediocrità tecnica; fra la rete neozelandese e il nostro pareggio abbiamo attaccato, prodotto occasioni, messo in difficiltà gli avversari e li abbiamo indotti a concederci un rigore; dopo la trasformazione (perfetta) del quale mi sarei aspettato un secondo tempo a spron battuto, un tiro al bersaglio contro la porta di Paston.

Del portiere neozelandese, nel secoondo tempo, si ricorderanno due bei voli compiuti per parare le conclusioni da fuori area di Montolivo (che ha colpito anche un palo, nel primo tempo) e Camoranesi. Per il resto, poco o nulla: Lippi ha ruotato la rosa degli attaccanti, inserendo in corsa Di Natale e Pazzini, ma ciò che mancava era una squadra dietro, in grado di fare arrivare loro palle giocabili. Il Pirlo e il Totti (o Del Piero) di quattro anni fa, per intenderci.

Un po' di fantasia ci avrebbe fatto comodo; Lippi dice che a casa non ha lasciato nessun campione, né potrebbe dire altrimenti, in questo frangente. Però un Cassano, un Balotelli e un Rossi (Giuseppe), secondo me, sarebbero state alternative migliori, perché hanno caratteristiche tecniche e tattiche che a questa Italia mancano; a tale proposito, visto che il nostro gioco ci ha permesso di concludere solo da fuori, mi chiedo come mai non sia entrato almeno Quagliarella.

Di Natale, l'ho già detto, non ha lo spessore internazionale che si richiede ai partecipanti di un mondiale; nel tridente di Lippi, inoltre, è stato costretto a una posizione defilata che ne ha pensalizzato le virtù realizzative: nel nulla del gioco dell'Italia, non è stato mai servito in modo decente.

La vittoria del Paraguay è stata impeccabile: la Slovacchia è stata disinnescata scientificamente, impedendo ai due uomini più pericolosi (Hamsik e Weiss) di servire Wittek e di andare al tiro; il risultato non è stato mai in discussione. Se oggi l'Italia non si fosse resa indifendibile, si sarebbe quasi tentati di riabilitane l'esordio; cercando un'improbabile difesa nella cabala, Lippi ricorda che nell' '82 ci qualificammo al secondo turno con tre pareggi, ma ho la netta sensazione che per raggiungere gli ottavi, questa volta, almeno un incontro dovremo vincerlo; il che significherà migliorare almeno in attacco o in difesa, meglio sarebbe farlo in entrambe le fasi di gioco.

Volendo essere ottimisti, diciamo che è probabile chiudere il girone al secondo posto, il che significherebbe incontrare l'Olanda agli ottavi di finale: se ci arriveremo, sarà la prova del nove.

Brasile – Costa d'Avorio è stata rovinata dalle scorrettezze; gli ivoriani hanno giocato duro e non avrebbero meritato di chiudere la partita in undici; al contrario, è stato espulso Kaka, che ha ricevuto il secondo giallo dopo la sceneggiata ignobile di Keita; ormai va di moda: il gioco è fermo, c'è un lieve contatto fra te e l'avversario (contatto che magari sei proprio tu a cercare); tu ti lasci cadere, ti copri il volto con le mani e lanci un grido di dolore come se ti avessero sparato. Lo fece Rivaldo contro la Turchia (dopo una pallonata), capita regolarmente nel nostro campionato e la prassi viene imitata nelle serie minori, nel calcio a cinque (l'ho visto fare in serie D a un mio ex compagno di squadra), nelle partite dei ragazzini. Nelson Dida, in una partita di Champions League contro il Celtic Glasgow, ha proposto la variante in cui il colpo ricevuto è il buffetto di un tifoso, entrato in campo per sfotterlo.

Mentre rivedo le immagini, realizzo quanto siano stati duri nelle entrate gli africani: Bastos ha rischiato, Elano ha lasciato il campo in barella, poco dopo aver segnato il suo secondo gol in questi mondiali.

A giocare con animo sereno non aveva certo contribuito la seconda rete di Luis Fabiano, viziata da ben due falli di mano consecutivi: se non un record, quasi. “Dettagli” a parte, il movimento e i sombreri con cui il centravanti brasiliano si è fatto strada per scaricare un bel sinistro in rete sono da guardare e riguardare.

Tutto ciò che ho appena menzionato pesa sulla coscienza della terna arbitrale: il raddoppio del Brasile, il gioco duro non sanzionato, il secondo giallo a Kaka. Già, Kaka: lo straordinario giocatore del Milan, progressivamente appannatosi in Spagna, è riapparso in occasione della rete di Elano, quando ha accelerato sulla sinistra fino alla linea di fondo, per servire un assist magnifico al compagno di squadra; l'espulsione ce lo restituirà agli ottavi, quando il suo contributo sarà davvero necessario.

Si critica Dunga per il gioco poco spettacolare, ma a me pare abbastanza efficace; vista contro il Portogallo, la Costa d'Avorio non era sembrata un avversario malleabile, ma i brasiliani l'hanno dominata schiacciandola nella propria metà campo, facendo circolare la palla a una velocità decisamente maggiore rispetto all'esordio contro la Corea e verticalizzando l'azione. Solidità, concretezza, tecnica, idee. Signore e signori, questo è Dunga.

L'alto numero di telecamere e le moderne tecnologie di ripresa, che consentono slow motion di rara bellezza e definizione, gettano una luce inedita su episodi che un tempo restavano sul rettangolo di gioco, trattenuti solo dalla memoria di chi ne era protagonista; la violenza delle entrate a gamba tesa, i tacchetti che affondano su polpacci, caviglie, calcagni, le articolazioni che scricchiolano, si piegano assecondando il colpo, i muscoli di facciali che reagiscono all'impulso del dolore: tutto è amplificato, moltiplicato, consegnato ai libri di storia. Tutto è più evidente e niente sarà dimenticato.

Potrebbe esserci anche questa fra le ragioni per cui questo mondiale mi sembra particolarmente duro: vedo tante di queste immagini, di calciatori che aggrediscono pallone e gambe avversarie con la suola tacchettata dei loro scarpini. Provo dolore per le vittime e soddisfazione ogni qual volta vedo certi interventi puniti col cartellino rosso.

Le telecamere fanno vedere anche qualcosa di più insolito: Lannoy che chiede a Luis Fabiano, dopo il raddoppio, se per caso abbia toccato il pallone con la mano; Fabiano, una mimica da attore consumato, finge di cadere dalle nuvole: - Chi, io? Quando mai...

È abbastanza sconcertante che un aribtro internazionale, durante una partita dei mondiali, non veda un fallo di mano (o meglio: lo veda e abbia dubbi) e chieda ragguagli al presunto autore; a questo punto avrebbe dovuto chiedere conferma della buona fede di Fabiano a un avversario, che avrebbe senza dubbio denunciato la scorrettezza; che fare, quindi? Metterlo ai voti, magari; votano i ventidue in campo; in caso di parità si estende il suffragio alla panchina, poi allo staff presente a bordo campo ed eventualmente al pubblico sugli spalti (cominciando dalla tribuna d'onore); infine, qualora perdurasse la parità, si potrebbe risolvere tutto col televoto, un euro per la chiamata da linea fissa, mobile o sms. Venti centesimi del quale potrebbero essere destinati a qualche progetto per lo sviluppo di tutte le zone più depresse del Sudafrica, quelle in cui non ci sono stadi, partite, bandiere e vuvuzelas.

Slovacchia – Paraguay 0 – 2 [Vera, Riveros]

Italia – Nuova Zelanda 1 – 1 [Smeltz, Iaquinta rig.]

Brasile – Costa d'Avorio 3 – 1 [L. Fabiano, L. Fabiano, Elano, Drogba]

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