Stazione di Heidelberg, treno per Darmstad-Francoforte, venerdì 18 giugno 2010
Ore 23.23
Ho visto tutte le partite alla tv tedesca e fino a ieri ho avuto l'impressione che ci fosse una strana supponenza, una superbia che non si addice a questo popolo, calcisticamente parlando. Un atteggiamento, semmai, da inglesi, che infatti non vincono nulla dal 1966, e anche su quella finale ci sarebbe molto da dire. Dopo il 4 – 0 rifilato all'Australia (Australia, non Argentina) tutti i commentatori hannno preso ad usare la prestazione tedesca come pietra di paragone per valutare quelle degli altri, con ovvi risultati: nessuno ha avuto un debutto migliore; nessuno ha segnato più di due reti; nessuno ha vinto con più di due gol di scarto; nessuno ha mostrato trame di gioco così pulite, precise ed efficaci. Il telecronista di Brasile – Corea del Nord ha più volte messo a confronto il gioco prevedibile e lento della squadra di Dunga con quello scintillante e dinamico espresso dai ragazzi di Löw. Della rancorosa telecronaca di Italia – Paraguay abbiamo già detto abbastanza.
La nazionale tedesca piace molto anche a me, ma non ho mai pensato che se ne potesse trarre un giudizio completo dopo una sola partita, dominata contro un avversario mediocre. La sconfitta con la Serbia riporta sulla Terra quelli che erano stati pompati come se fossero Übermenschen; questo potrebbe essere un aspetto molto positivo, se l'ambiente ne saprà trarre le giuste indicazioni.
Ovviamente a me è dato di vedere ciò che dicono i mass media e di incrociare questi dati con le mille voci del web e con ciò che esprime chi incontro per strada; non è assolutamente detto che le stesse attitudini si possano estendere anche ad allenatore e calciatori, ma il rischio di esserne travolti c'è; difficilmente una squadra è impermeabile alle voci che circolano su di essa; difficilmente il peso di un popolo che vuole la finale al punto da sentirsela già addosso può lasciare indifferenti; difficilmente dopo un esordio brillante fra tanti altri in sordina si può scacciare il batterio del facile ottimismo. Difficilmente tutti questi fattori giocano a favore di chi ne è coinvolto.
La sconfitta contro la Serbia non pregiudica né ridimensiona nulla, ma ristabilisce il senso delle proporzioni; auguriamoci che anche i giornalisti sportivi, da queste parti, abbassino il tono dei loro tracotanti commenti. Che i serbi fossero avversari duri da battere era cosa prevedibile; hanno tecnica, agonismo, malizia e di sicuro oggi avevano anche rabbia, per molte ragioni; questo non fa che rendere onore al merito dei tedeschi, che hanno provato provato a pareggiare in inferiorità numerica, andandoci più volte vicini, sia nel primo sia nel secondo tempo.
Decisivi sono stati l'espulsione di Klose (ingenua, due falli che forse non erano tattici ma sembravano tali, uno uguale all'altro) e il gol di Jovanovic, arrivato prima che Löw potesse registrare il nuovo assetto della squadra (va detto però che non era stato espulso un difensore, bensì il centravanti).
Paradossalmente, in fase offensiva la Germania ha prodotto più gioco in dieci che in undici: una traversa nel primo tempo, svariate occasioni nella ripresa, più un calcio di rigore fallito da Podolski. Il fallo di mano di Vidic è incredibilmente simile a quello commesso da Kuzmanovic nella partita col Ghana, costato la sconfitta ai suoi.
Contro il Ghana, i tedeschi giocheranno una finale: dovessero anche solo pareggiare, è probabile (dico questo ipotizzando la vittoria degli africani sull'Australia, domani) che verrebbero superati dalla Serbia, alla quale fra l'altro basterebbe arrivare a pari punti.
Se posso esprimere commenti e opinioni compiute su Germania – Serbia, lo devo solo alla straordinaria dimestichezza del mio amico Till Stellino con l'alta tecnologia in genere, in particolar modo quella audiovisiva. C'è un'espessione inglese, coniata dai tedeschi qualche anno fa, per chiamare la visione collettiva di una partita (o altro avvenimento?) davanti a un maxischermo allestito all'uopo: pubblic viewing, semplice e trasparente.
Till e io avevamo appuntamento al Marstall, la mensa universitaria di Heidelberg, per guardare la Germania in public viewing, sul maxischermo installato di fronte al dipartimento di archeologia; quattro anni fa ci avevo guardato almeno metà delle partite della rassegna: mi ricordo, per esempio, la battaglia di Italia – USA e i calci di rigore che permisero all'Ucraina di superare la Svizzera, accedendo ai quarti di finale.
Oggi, complici il sole su Marstall (i maxischermi sono animali notturni), l'ombra su Johannesburg (anche le riprese televisive preferiscono la sera, con i campi illuminati in maniera omogenea dai riflettori) e il fatto che il maxischermo non fosse nemmeno riparato all'ombra di un tendone, la partita era pressoché invisibile; se ne seguiva l'andamento grazie alla telecronaca diretta, ma era quasi impossibile individuare, in un grigio avvilente, l'ombra di Klose o quella di Schweinsteiger.
Di questo ha cominciato, dopo pochi minuti, a risentire anche l'atmosfera: un esodo di massa verso la mensa, all'interno della quale era stata organizzata una proiezione parallela, ha dimezzato il numero dei nostri compagni di public viewing, lasciandoci in mezzo a bambini, barboni e spettatori più o meno casuali; all'interno della mensa, sovraffollata, le cose non andavano meglio: all'immagine più nitida si contrapponeva la difficoltà di trovare un posto accettabile per goderne appieno.
A questo punto è avvenuta una cosa che, se non conoscessi il mio amico, non avrei mai nemmeno potuto immaginare; da un astuccio nero Till ha tirato fuori un televisorino cinese, da poche decine di euro, che in pochi secondi, con una ricezione accettabile, ci ha permesso di vedere ciò che sui maxischermi si poteva solo immaginare; dopo pochi minuti, con un supplemento di ilarità, abbiamo realizzato che dietro di noi si era addensato un gruppetto di disperati che preferiva allungare il collo su uno schermo da (forse) nove pollici piuttosto che insegure dei fantasmi.
Anche questa è public viewing.
Landon Donovan, il brutto anatroccolo che non diventa mai cigno, ha segnato una rete ai mondiali dopo otto anni (quattro anni fa era rimasto a secco); è una rete, quella di oggi, che ha acceso una rimonta che sembrava impossibile, e che sarebbe stata addirittura un capolavoro se l'arbitro non avesse annullato il gol (regolare) di Edu, nel finale.
Qualcuno dovrebbe spiegare a Howard, portiere degli yankees, che la superficie che un portiere può coprire è sempre implacabilmente inferiore a quella dello specchio della porta; che perciò un portiere buono si distingue da uno cattivo anche in base alle scelte che compie; si tratta di fare un sacrificio: lascio scoperto un palo, quello in cui con meno probabilità verrà indirizzato il pallone, per proteggere l'altro (il primo, di solito, tranne sui calci di punizione); scelgo il lato dal quale buttarmi sul calcio di rigore, per avere almeno il 50% di probabilità di pararlo (sempre che il rigorista non scelga la botta centrale o il pallonetto, che un mio omonimo dieci anni fa ribattezzò col nome di una posata); magari ci aggiungo una finta di corpo, un'esca per indurre l'avversario a cascare nella trappola (Stojkovic, portiere della Serbia, sul rigore di Podolski); esco alla disperata sull'attaccante in fuga solitaria, sperando che mi tiri addosso (Tzorvas, Grecia, su un contropiede nigeriano); salto in mischia per cercare di respingere un calcio d'angolo (operazione nella quale hanno fallito in molti nei giorni scorsi) oppure resto sulla linea per parare l'eventuale colpo di testa. Sul vantaggio sloveno Howard si è fatto prendere in controtempo pur essendo in buona posizione; sul raddoppio è uscito incontro all'avversario, lanciato a rete, ma in modo scomposto, disarticolato, e il pallone è sembrato quasi passargli attraverso.
Oggi ho indovinato la vittoria della Serbia, ma i miei pronostici subiranno un duro colpo, se l'Inghilterra di Capello non cambierà marcia; l'Algeria ha giocato una gara semplice, in difesa, spezzando le trame avversarie e ripartendo in contropiede, ma soprattutto raddoppiando le marcature sui portatori di palla avversari, triplicandole su Rooney; il centravanti del Manchester United, che ho definito più volte immarcabile, è andato via via arretrando per sfuggire al fiato dei difensori avversari sul suo collo; per liberarsi della marcatura, alla fine, ha preso a giocare davanti alla propria area di rigore: una vittoria di Pirro, perché così un attaccante si trasforma in una bomba disinnescata. Difficile dire dove arrivi la bravura dell'Algeria e cominci l'incapacità degli inglesi di creare gioco; Capello ha i suoi grattacapi: dopo la papera dell'esordio, ha sostituito Green con James, che non è mai stato chiamato ad una parata degna di questo nome; nella prossima partita non ci sarà Carragher, che già di suo non è Ferdinand, e si vede; Gerrard e Lampard combinano poco, oggi ho visto meglio Lennon sulla fascia.
Non so neppure quanto il vero Rooney stia mancando alla squadra e quanto la squadra stia mancando a Rooney, per essere il solito cecchino implacabile; così lontano dalla porta, di sicuro, non serve a nessuno, soprattutto in una nazionale in cui il vero bomber è lui; lontano dalla porta poteva permettersi di schierarlo Ferguson uno o due anni fa, quando il problema dei gol lo risolveva CR7.
Germania – Serbia 0 – [Jovanovic]
Slovenia – USA 2 – 2 [Birsa, Ljubijankic, Donovan, Bradley]
Inghilterra – Algeria 0 – 0
Tutte le grandi europee stanno andando male o maluccio. La Germania non va crocifissa dopo la sconfitta con i serbi, così come non andava esaltata all'estremo dopo la prima partita. La Spagna è incappata in una giornataccia. La Francia è una squadra finita, ma già lo si era capito durante le qualificazioni. La vera delusione, per adesso, è l'Inghilterra, che in due partite non ha combinato nulla di buono. Anche l'Olanda va rivista per dare un giudizio.
RispondiEliminaSarà il tabu del Mondiale fuori dall'Europa? Nel 2006 avevamo quattro semifinaliste tutte europee e agli ottavi c'erano sette europee su otto squadre. Questa volta sarà diverso. Ora rivedremo all'opera il Brasile con un avversario probante come la Costa d'Avorio e capiremo di che pasta è fatto. Per adesso, resto della mia idea: l'Argentina questo Mondiale può solo perderlo lei.
Salut!
Osservazione interessante. Aggiungerei che fuori dall'Europa le nazionali europee non hanno mai avuto molta fortuna: nessuna vittoria, solo sei finaliste (2 volte Italia e Germania, una volta Cecoslovacchia e Olanda); al contrario, il Brasile ha vinto in Svezia (1958), in Messico (1970) e in Giappone (2002); l'Argentina in Messico (1986).
RispondiEliminaVa detto anche che non si possono paragonare i due continenti: in Europa ci sono molte squadre mediamente "toste", mentre in Sud America ci sono praticamente solo le due magnifiche Argentina e Brasile, una volta c'era anche l'Uruguay.
Ad ogni modo, sulle singole prestazioni: concordo su tutto, ma la Spagna... attenzione; è stata una giornataccia, è vero, ma una giornataccia che ha messo in luce antichi difetti. Sta a Delbosque correggerli alla svelta, perché il mondiale non perdona. Troppe volte gli spagnoli si sono fatti eliminare avendo formazioni sulla carta eccezionali.
L'Inghilterra è il vero punto interrogativo. Da prima dell'inizio del mondiale ho la sensazione che Rooney possa essere la stella del torneo o la grande delusione, con poche possibilità intermedie fra questi due estremi.