Roma, giovedì 24 giugno 2010
Notte
Nel senso proprio di notte fonda. L'Italia non accede alla seconda fase del mondiale: lo hanno detto in molti, a partita finita, in radio tv e internet; io mi ero già fatto il calcolo durante i 90 minuti, aspettando che questo incubo si materializzasse.
La notte è ancora più nera perché il ricordo non può non andare a quella di Berlino, illuminata dal rigore di Grosso, dai colori e dalle immagini della premiazione, da Cannavaro che alza la coppa.. Ora Cannavaro cerca di consolare i compagni che la coppa non l'hanno vinta e chissà se la vinceranno mai.
La delusione è ancora più grande perché è stata preceduta da una clamorosa illusione, alimentata da Di Natale prima e da Quagliarella (una prodezza inutile), bravi a prolungare l'agonia azzurra fino all'ultimo secondo del recupero.
Non entro nel merito della rete annullata all'Italia, perché non ho rivisto bene le immagini; di sicuro va detto che l'Italia si meritata, non una ma più volte, questa eliminazione. Non è mai stata in vantaggio, ha commesso una serie di gravi errori difensivi, ha mostrato lacune evidenti nella costruzione del gioco e nelle qualità dei singoli, ha corso meno o comunque peggio degli avversari. Si è comportata bene solo sul piano disciplinare, non perdendo mai la testa a fronte di una situazione via via sempre più difficile e di una pressione mediatica che, immagino, si sia sentita. Ieri poteva finire in rissa e non è stato così. Bravo anche l'arbitro a dispensare, senza esagerare in un senso o nell'altro, i cartellini gialli, grazie ai quali ha tenuto in pugno l'incontro.
Sia detto serenamente: Lippi ha commesso degli errori, a cominciare dalla costruzione del gruppo. Sia detto serenamente perché Lippi è il ct che ha contribuito in modo fondamentale alla vittoria di un mondiale, quattro anni fa, che era partito sotto i peggiori asupici (l'alba di calciopoli). Alllora era stato pressoché perfetto, durante il suo secondo ciclo no. Dall'inizio non ha costruito un gruppo costruito sul presente-futuro, bensì sul passato-presente. Il coraggio di sfilare a Cannavaro la fascia da capitano non l'ha avuto, né di puntare su alcuni giocatori giovani che avrebbero pouto far bene anche quest'anno. Non entro nei dettagli, cosa che ci sarà modo di fare nei prossimi giorni. Dico solo che Lippi, quando dice che è tutta colpa sua, è apprezzabile ma non è sincero. Non è tutta colpa sua e lui lo sa. Ma torniamo alla partita.
La Slovacchia ha giocato molto bene, aggredendo e muovendosi in maniera armonica, con e senza palla, sfruttando le occasioni e chiudendo gli spazi. Da subito è sembrata godere di migliore condizione atletica. È andata in affanno solo in una fase avanzata della partita, quando Pirlo e Quagliarella hanno cambiato il volto dell'attacco azzurro, costruendo geometrie il primo, arrencando pericoli veri il secondo; Pirlo stava male e va bene, ma lo scarso utilizzo di Quagliarella, in questa Italia, è stato un errore imperdonabile: una conclusione respinta a cavallo della linea da un difensore, una splendida combinazione con Iaquinta che ha propiziato il gol di Di Natale, un movimento che ha indotto gli avversari all'autorete (annullata), un gol da cineteca: avevo già detto i giorni scorsi che Quagliarella (che pure non ha grande caratura internazionale) avrebbe dovuto trovare maggior spazio, che lui avrebbe potuto forse sfruttare le proprietà dello Jabulani, che lui... l'avevo detto e lo ammetto: un po' me ne compiaccio.
Mi compiaccio ancor più di aver calcolato i tempi di percorrenza da Berna a Roma con precisione cronometrica. In dieci ore esatte Till Stellino ed il sottoscritto hanno attraversato la Svizzera Tedesca, il traforo del San Gottardo, il Canton Ticino, la Lombardia, l'Emilia Romagna, la Toscana, l'Umbria e parte del Lazio fino a Roma; siamo arrivati alle 15 e 15, abbiamo scaricato canotti, borse di vestiti, computer, televisori portatili, casse di birra e di vino, accessori per la pittura ed altri effetti personali in una manciata di minuti (con il significativo apporto di Valerio Mammone), poi siamo corsi verso l'International FIFA Fan Fest di Piazza di Siena: in tempo per il fischio d'inizio di questa infinita sofferenza collettiva.
Per quanto si possa criticare certi attegiamenti dei commentatori tedeschi, la qualità del servizio erogato dalla nostra tv di stato è certamente più bassa; il raccomandato (non mi spiego altrimenti il rilievo dato alla sua posizione) Civoli e l'abbronzatissimo Bagni sono ormai la parodia dei loro rispettivi ruoli: non fanno che distrarre l'attenzione dello spettatore, deviandola dalla partita ai loro patetici siparietti.
Per ben due volte Civoli ha incautamente dato per morta l'Italia, salvo rimangiarsi la parola dopo le segnature di Di Natale e Quagliarella: non è il massimo, per un telecronista.
Nella giornata (per me) più lunga non c'è molto altro da raccontare: la Nuova Zelanda chiude la sua magnifica esperienza (contro di noi hanno giocato un calcio perfetto, in rapporto alle loro qualità) senza sconfitte, con appena due gol subiti e un punto in più di noi; il Giappone strapazza una Danimarca stanca, mostrando più vigore atletico e una eccezionale capacità nel battere i calci di punizione (il primo, calciato da Honda, ricorda quelli di CR9); l'Olanda recupera Robben (che ha preso un palo) e batte anche il Camerun, che si congeda dal mondiale con la terza sconfitta e la seconda rete di Eto'o.
Me ne vado a dormire osservando che si sono segnate le prime reti su pallonetto (Kopunek, Quagliarella) e oensando che domani, al mio risveglio, il cielo sarà un po' meno azzurro.
Paraguay – Nuova Zelanda 0 – 0
Slovacchia – Italia 3 – 2 [Vittek, Vittek, Di Natale, Kopunek, Quagliarella]
Camerun – Olanda [Van Persie, Eto'o, Huntelaar]
Danimarca – Giappone 1 – 3 [Honda, Endo, Thomasson, Okazaki]
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