Treno per Francoforte, martedì 6 luglio 2010
Ore 23.06
Ho guardato la prima delle due semifinali allo Schlossbiergarten di Mainz; mentre mi godevo il secondo tempo, beatamente spaparanzato su una sdraio inappropriata al freddo della serata, un angelo stava combattendo con l'antifurto della mia auto; si tratta di un semplice quanto ingegnoso meccanismo installato sotto il volante di quest'ultima, con una serratura opportunamente occultata; qualora non vi si inserisca l'apposita chiavetta l'auto, dopo essere messa in moto (senza apparenti problemi) ed aver percorso alcuni metri, dovrebbe spegnersi e il clacson cominciare a suonare, prendendo in contropiede il ladro quando ormai è convinto di aver compiuto il furto. Il malcapitato, a questo punto, non ha molto tempo per capire cosa stia succedendo (potrebbe trattarsi di un guasto) e porvi rimedio: è statisticamente probabile che opti per la fuga. Questo deve aver pensato, negli anni '60 o '70 (non ricordo esattamente a quando risalga questo marchingegno, che mio padre trasferisce di auto in auto da allora), chi ha ideato questo semplice antifurto; di fatto, ciò è sistematicamente accaduto, per lo meno da quando sono io ad avere in gestione l'ultima auto a cui l'antifurto è stato applicato.
Domenica prossima l'Olanda disputerà la sua terza finale mondiale, dopo quelle (entrambe perse) del 1974 e del 1978. Sarà una finale tutta europea, la prima disputata fuori dall'Europa (mai una nazionale europea ha vinto un campionato del mondo fuori dal proprio continente) senza che a prendervi parte vi sia almeno una formazione sudamericana. Sarà la seconda finale consecutiva tutta europea: non accadeva dagli anni '30, da quando cioè l'Italia di Pozzo si laureò campione del mondo battendo la Cecoslovacchia (1934) e l'Ungheria (1938).
Quattro anni fa Blatter snobbò la premiazione degli azzurri: si giustificò maldestramente dicendo che, essendo stata una finale fra due squadre europee, gli era sembrato opportuno lasciare l'incombenza a Platini, presidente dell'UEFA. Se ciò è vero, dobbiamo aspettarci lo spesso comportamente domenica prossima.
L'Olanda di stasera non mi ha particolarmente impressionato: ha mostrato piuttosto lacune difensive che potrebbero essere decisive contro le qualità di chiunque la sfiderà in finale; tanto la Germania quanto la Spagna hanno caratura e una qualità offensiva superiori all'Uruguay.
L'Olanda è una formazione strana, che attacca col collettivo senza avere un vero terminale offensivo: Van Persie non è un centravanti di ruolo e si trova meglio a servire i compagni o agendo sull'esterno; Robben è un'ala pura e Sneijder, che per ora è capocannoniere della competizione (con Villa), è un centrocampista offensivo. L'esperienza insegna che si può giocare anche senza centravanti o, per usare un termine meno impegnativo da un punto di vista tattico, senza goleador; per designare questo tipo di squadra, che solitamente va in rete con un numero più alto di giocatori, i giornalisti italiani hanno coniato l'espressione “cooperativa del gol”. L'Olanda, in tal senso, è una cooperativa del gol anomala, perché ben sette reti finora le hanno segnate Sneijder e Robben. Era assai più cooperativa, in questo senso, la prima Italia di Lippi.
Stasera voglio trovare il pelo nell'uovo; mi chiedo perciò se questo tipo di gioco (senza terminale offensivo) funzioni contro qualunque avversaria e in qualunque situazione. A naso, verrebbe da pensare che sia una tattica più adatta ad affrontare le “grandi” rispetto alle “piccole”: avendo funzionato con l'Uruguay, perciò, dovrebbe a maggior ragione dimostrarsi efficace in finale, chiunque sia l'avversaria. I dubbi, semmai, vengono pensando a una ipotetica situazione di svantaggio, negli ultimi 20 minuti della partita: quelli in cui il vecchio Van Nistelrooy sarebbe potuto tornare ancora utile. Mi si potrebbe rispondere che, per ogni evenienza, c'è sempre Huntelaar.
La persona che, mentre Sneijder e Robben regalavano all'Olanda la sua terza finale, stava armeggiando con la mia automobile, non era un ladro. Non l'avevo definito “angelo” per sbaglio o per caso.
Stamani, mentre ero sul treno per Mainz, ho avuto notizia della potatura dei platani in Via Marsica, a Roma; la cosa non mi era indifferente, perché la mia automobile era parcheggiata proprio lì e se non fosse stata prontamente spostata, sarebbe stata rimossa dalla polizia municipale; le spese di rimozione e deposito, ovviamente, le avrei dovute pagare io.
Mio padre si trovava a Mosca: non restava che rivolgermi all'unica altra persona che, senza effrazione, sarebbe potuta entrare a casa mia, dotarsi di chiavi e spostare l'automobile lontano dai platani suddetti: Valerio Mammone.
Non ostante la laurea imminente e la partita in corso, ha divorato la trentina di chilometri che separano Ostia (cove abita la sua famiglia) a Via Marsica (sotto un cui platano avevo incautamente lasciato la macchina), ha combattuto con l'antifurto meno tecnologico e domestico che ci sia in circolazione e fa spostato il veicolo fuori dalla portata dei potatori. Sbaglio a chiamarlo “angelo”?
Il Diario Mondiale è sempre stato dedicato a qualcuno: non sempre, va detto, ho scelto bene i dedicatari. Credo però di non sbagliare dedicando questo diario sudafricano, scritto fra la Germania e l'Italia, a Valerio Mammone, che conobbi quattro anni fa, proprio durante i mondiali, in terra tedesca.
La rete di Forlan, quantunque propiziata dalle virtù jabulanesche, ricade in buona parte anche sulla responsabilità di Stekelenburg; poche colpe, invece, si possono attribuire a Muslera sui tre gol olandesi (tutte traiettorie sul palo interno): il primo è una prodezza assoluta di Van Bronckhorst (i puristi della parata faranno notare che l'estremo della Lazio ha provato a prenderla con la mano di richiamo, ma la verità è che era un tiro imparabile); sul tiro di Sneijder sono stati determinanti una deviazione e l'azione di disturbo (al limite del fuorigioco) di Van Persie; nulla da eccepire sul colpo di testa di Robben, figlio di una bella azione e dell'ottimo cross di Kuyt (tanto lavoro sporco in questo mondiale).
All'Uruguay non mi sento di imputare nulla: con un avversario di maggior caratura e nelle gambe l'incredibile maratona contro il Ghana, l'unica possibilità che avevano i ragazzi di Tabarez era quella di segnare e difendere il vantaggio, agendo in contropiede. Un pareggio e gli eventuali supplementari, avrebbero indubbiamente finito col favorire l'Olanda e, in seconda battuta, l'altra finalista di domenica. Una volta passati in svantaggio, era ovvia la necessità di pareggiare entro breve, perché le forze sarebbero prima o poi andate scemando; il pareggio è arrivato e ad inizio ripresa Forlan e compagni hanno mostrato un ottimo pressing alto, che ha messo in difficoltà l'Olanda nell'impostare l'azione. Il ritmo e la pressione uruguagia sono andati calando poco a poco, sotto il colpo psicologico delle reti subite nella ripresa, ma senza portare alla capitolazione; la rete del 2 – 3 (segnata da uno dei più attivi, quel Maxi Pereira che mi ha ricordato il messicano Salcido contro l'Argentina), congiuntamente al lungo e inspiegabile recupero concesso dall'arbitro, ha infiammato il finale e dato ai sudamericani la speranza di una nuova incredibile resurrezione.
Escono a testa alta, essendo andati al di sopra delle più rosee aspettative; avendo vinto, complice anche un tabellone amico, il duello a distanza con tutte le altre compagni sudamericane: Cile, Paraguay, Brasile e Argentina, tutte eliminatee fra ottavi e quarti di finale. Nella finalina, Forlan potrà provare a togliersi lo sfizio, non da poco, di vincere la classifica dei marcatori, Villa, Sneijder, Klose e Müller permettendo.
All'Olanda conviene che la seconda semifinale finisca dopo i tempi supplementari. La stanchezza dell'avversaria dopo 120 minuti si andrebbe a sommare al vantaggio, per gli Oranje, di riposare un giorno in più: non sono cose da poco, nell'economia di un mondiale. Per il gioco espresso fin qui, la Germania è superiore; per qualità dei singoli, la Spagna non ha rivali. Ma l'Olanda è l'unica squadra ad aver vinto tutte le partite fin qui disputate e può già godersi la conquista della finale. Come avevo pronosticato all'inizio.
Uruguay – Olanda 2 - 3 [Van Bronckhorst, Forlan, Sneijder, Robben, M. Pereira]
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