lunedì 12 luglio 2010

La piovra infallibile

Calciatori e tifosi della Spagna campione d'Europa e del mondo stanno festeggiando a Madrid. Non provo neppure a nascondere l'invidia che provo per le emozioni che devono provare gli uni e gli altri; la felicità della nazionale spagnola sta tutta nel bacio di Casillas a Sara Carbonero, inviata di Telecinco (Berlusconi) nonché fidanzata dello stesso Casillas. Il bacio, le lacrime e l'abbraccio dell suo omologo oranje Stekelenburg, quasi l'uno dovesse essere consolato dall'altro.

Casillas per me è il simbolo di questa squadra e meriterebbe il pallone d'oro, come lo avrebbe meritato Buffon quattro anni fa (torna il parallelismo): la stampa (parere autorevole, visto che parteciperà alla votazione) contonua a fare il nome di Sneijder e, da ieri, quello di Iniesta. Hanno il vantaggio di aver giocare davanti e di segnare gol importanti, ma certe parate valgono quanto dei gol segnati.

Come volevasi dimostrare: la finalina è stata ben più rilassata della finale vera, libera da tatticisimi che sarebbero stati fuori luogo. Confesso di averla vista, ma senza tradire gli amici: in un pub sul litorale fiammingo, davanti a bicchieri di birra e di sangria. L'ho vista e dunque, anche se sono passati un paio di giorni, parliamone.

Come da copione, l'Uruguay aveva motivazioni più solide: un terzo posto sarebbe stato comunque un risultato storico, il migliore dopo le due vittorie del '30 e del '50. Che la Germania fosse la grande delusa si è visto durante gli inni nazionali, scrutando le facce dei giocatori. Löw, al contrario di Tabarez, ha fatto il turnover, a cominciare dal portiere (Butt al posto di Neuer). L'assenza di Klose, fuori per infortunio, lasciava un solo vero motivo per andare a vincere quella partita: Thomas Müller.

Müller e Forlan, entrambi a cinque reti, hanno raggiunto Sneijder e Villa. Il biondo uruguagio avrebbe potuto anche superarlo, se la traversa non gli avesse negato la rete del pareggio nel finale. Il computo degli assist, che per una nuova e assurda regola concorrono a determinare la classifica marcatori (in caso di parità), premia Thomas Müller, autentica rivelazione della competizione. Il passo falso dei tedeschi è avvenuto proprio nell'unica partita in cui non ha giocato. Tre quartista atipico, diligente e saggio tatticamente, abbastanza freddo sotto porta e bravissimo nei passaggi. Non credo che abbia molti margini di miglioramento, per la semplice ragione che è già maturo. Gli basta continuare così. Per ora si porta a casa il titolo di capocannoniere mondiale, succedendo a Klose.

Diego Forlan, che con ogni probabilità ha disputato il suo ultimo mondiale, è stato invece eletto come miglior giocatore del torneo. Klose, anche lui probabilmente alla propria ultima apparizione, si ferma a un passo dalla storia.

Della finalina rimane questo: a poco vale il terzo posto della Germania, più concreta sotto porta del volenteroso Uruguay, che ha pagato anche l'insicurezza di Muslera.

Divertiamoci un po' con le pagelle di questi mondiali:

Spagna e Germania 10: gli uni per il risultato, gli altri per il gioco, sono state le grandi protagoniste del torneo. La loro semifinale è stata una finale anticipata. A qualcuno potrà sembrare eccessiva l'equiparazione dei tedeschi ai vincitori, ma se condideriamo la qualità del collettivo, l'aver messo in mostra tanti giovani, l'aver vinto la classifica dei marcatori e la difficoltà del percorso compiuto a partire dagli ottavi di finale...

Olanda 9 e Uruguay 9: hanno giocato entrambe al meglio delle proprie possibilità, andando oltre ogni pronostico. L'Olanda forse merita mezzo punto in più per aver eliminato il Brasile, la sua grande impresa del 2010.

Il polpo Paul (o chi per lui) 8: qualcuno dice che è un trucco, le scelte del polpo sarebbero state pilotate da qualcuno. È probabile; resta il fatto che questo qualcuno ha indovinato tutti i pronostici.

Dunga 7: credo che sia l'allenatore più sottovalutato: in realtà ha dato un'anima ben precisa al Brasile; le sue idee erano vincenti, ma sono state vanificate dalla sciagurata prestazione di Melo contro l'Olanda. Un Brasile così solito sarebbe potuto arrivare fino in fondo.

Il calcio africano 6: se il Ghana avesse battuto l'Uruguay questo mondiale sarebbe stato davvero il mondiale africano. Così non è stato e la barriera dei quarti resta un obiettivo superare per il futuro. La sensazione generale è di un calcio di cui avevamo ammirato la crescita, sopravvalutandone però gli sviluppi futuri. C'è ancora tanta strada da compiere.

Messi, Ronaldo, Kaka, Rooney 5: si potrebbero individuare delle differenze nel rendimento o nell emotivazioni del perché hanno fallito; il dato comune, tuttavia, è che questi giocatori, che sarebbero dovuti essere leader nelle proprie nazionali, hanno deluso le aspettative; l'unico di loro ad aver segnato una rete, fra l'altro, è CR7, ma si tratta di una rete inutile, contro la formazione più debole del torneo (la Corea del Nord, sommersa di gol dal Portogallo). Nei momenti decisivi, come i suoi compagni di voto, ha fallito anche lui.

Maradona 4: il carisma, senza esperienza e sapienza, non basta. Anzi, può fare un danno ancora maggiore, nel momento in cui illude. L'Argentina non è mai stata una squadra, ma solo un insieme di calciatori fra cui spiccavano molti campioni assoluti. Un patrimonio che avrebbe meritato miglior cura. Perle ai porci?

Camerun 3: la prima eliminata del primo mondiale africano è stata una squadra africana: quella con più storia, con più esperienza e col giocatore più forte (Eto'o). Si sarebbero dovuti qualificare agli ottavi a scapito del Giappone.

Francia e Italia 2: le due finaliste di quattro anni fa sono state completamente umiliate dagli avversari. Con l'aggravante, noi, di essere venuti per difendere il titolo; loro, di aver messo in piazza problemi interni allo spogliatoio, perdendo pure la faccia.

Blatter 1: è un voto alla carriera, non solo al mondiale sudafricano. La riconsegna della coppa da parte di Vieira (e non di un italiano) e l'aver premiato la Spagna dopo aver snobbato l'Italia quattro anni fa non fanno che alimentare il dovuto dosprezzo degli appassionati nei suoi confronti.

Jabulani 0: durante la finale, con un rimbalzo esagerato, ha superato Casillas e ha rischiato di cambiare l'esito del torneo. Dall'inizio alla fine si è assistito a traiettorie inedite e ad errori che non hanno giovato al mondiale. Si ritorni ai vecchi palloni.

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