Treno per Bruxelles, venerdì 9 luglio 2010
Ore 9.15
È dai tempi di Pelè (Brasile vincitore a Svezia '58 e Cile '62) che due edizioni consecutive del mondiale non vengono vinte da squadre di un medesimo continente; è dai tempi di Meazza (Italia vincitrice in casa nel '34 e in Francia quattro anni più tardi) che ciò non accade a squadre europee; per la prima volta, quest'anno, ci sarà un avvicendamento fra due nazionali di uno stesso continente.
È dal 1998 che il mondiale non va ad una squadra ancora a secco di vittorie (allora fu la Francia padrona di casa); è dal 1978 che ben due squadre con zero titoli arrivano a disputarsi la finale (allora furono l'Argentina e l'Olanda).
Spagna e Olanda sono le squadre europee che hanno mostrato il miglior calcio agli Europei di due anni fa. L'Olanda impressionò battendo l'Italia 3 – 0, con una prestazione eccellente di Sneijder, un vero leader; si perse per strada, commettendo quel passo falso (contro la Russia) che spesso, nella sua storia, le ha impedito di trasformare una traguardo raggiungibile in un trofeo effettivo, da esporre in bacheca.
La Spagna ha tirato su una generazione di calciatori eccezionali, con cui gli ultimi ct hanno plasmato la nazionale più forte degli ultimi anni, per qualità del gioco e dei singoli. Una generazione che si può ben paragonare a quella francese che, fra 1998 e 2000, vinse il titolo mondiale e quello continentale. La Spagna, domenica, ha la possibilità di fare altrettanto, coronando un percorso che affonda le radici nel recente passato. Sulla carta è la Spagna la squadra più forte: assieme al Brasile e all'Argentina era considerata la favorita fin dall'inizio. Non ha punti deboli: Casillas è uno dei portieri più affidabili del mondo; attorno al monumentale Puyol operano difensori di livello ed esperienza internazionali; nel dettare i ritmi del gioco, il centrocampo iberico non ha rivali (e Del Bosque può permettersi di tenere in panchina Fabregas e Silva), come ha sperimentato la Germania ieri sera; Villa è un attaccante che coniuga agilità, rapidità, fiuto del gol e continuità; finora, la scarsa forma di Torres (che, lo ripeto, non è quello di qualche anno fa) non ha dato problemi a Del Bosque (che lo tiene saggiamente in panchina e lo fa entrare nel finale).
L'Olanda, al contrario, qualche lacuna ce l'ha. La difesa è tutt'altro che ermetica; meglio vanno le cose a centrocampo e in attacco, dove manca un vero goleador, ma dove finora Robben e Sneijder sono bastati alla causa. Sneijder è in forma smagliante, quella forma per cui ogni pallone che tocchi si trasforma in oro, senza che sia neppure possibile spiegare perché. Vincendo domenica e ripetendosi al Mondiale per Club, chiuderebbe un anno senza precedenti nella storia del calcio.
Alla luce di quanto detto, il compito della Spagna appare più facile: bloccare il velocissimo Robben è possibile, a patto di concedergli sempre l'esterno e mai l'interno nell'1 contro 1; lasciandogli la fascia esterna, lo si costringe a usare il sinistro per correre e il destro per crossare o per tirare, l'esatto contrario del suo repertorio tipico.
Fermare Sneijder è più difficile, perché parte e tira da posizioni diverse e copie movimenti difficilmente prevedibili; occorrerà, fare attenzione agli assist per Van Persie e chiedere una mano ai centrocampisti (Xavi su tutti): al resto, penserà Casillas. Non vedo, nell'Olanda, molte altre soluzioni tattiche; Kuyt è bravo a crossare dalla fascia destra, ma con una difesa impeccabile nel gioco aereo come quella spagnola (a giudicare da quanto visto contro la Germania) non sarà facile sfruttare i colpi di testa.
Il compito dell'Olanda è assai più gravoso: impedire a Xabi Alonso, Iniesta e Xavi di impostare il gioco. Dei due centrocampisti del Barça, prima della finale di Champions League dello scorso anno, Sir Alex Ferguson disse: «Dubito che abbiano mai sprecato un pallone nella loro carriera». Un'altra felice iperbole (che non piacerà a Zucconi, probabilmente), come quella di Lineker sui tedeschi. Allo stesso tempo, gli olandesi dovranno fare molta attenzione a Mara-Villa lì davanti e alle sgroppate di Sergio Ramos sulla fascia destra, altro punto di forza della nazionale spagnola. Come contro il Brasile, all'Olanda deve andare tutto bene; differentemente da quella partita, gli Oranje devono entrare in campo con una difesa più concentrata e abbottonata: se passassero in svantaggio, recuperare l'incontro sarebbe davvero duro. Non riesco a immaginare, da parte di nessuno degli spagnoli, errori come quelli di Felipe Melo nel quarto di finale.
Detto questo, non c'è bisogno che scriva il mio pronostico. All'Olanda, del resto, avevo già assegnato il secondo posto dall'inizio. Non mi resta che arrivare a Bruxelles, ingozzarmi di birra e patatine e trascorrere il week end in attesa della finalissima, sperando in un bello spettacolo.
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